Dove iniziò la sua carriera?
Bud Spencer: «A 8 anni e mezzo feci la prima gara con la Canottieri Napoli, poi ci fu la guerra. Arrivai a Roma il 19 luglio 1943, in pieno clima di bombardamenti a San Lorenzo. Dai 13 ai 15 anni, durante la guerra, gareggiavo con la Romana Nuoto ed ero fresco vincitore dei campionati italiani a Trieste; nuotando a rana. Poi dai 17 ai 20, nell'età più importante nella crescita di un nuotatore, smisi completamente l'attività sportiva, perché dovetti seguire la mia famiglia in Brasile e poi in Argentina; quando tornai provai per la prima volta a stile libero - ero allora alla Lazio Nuoto - e fu subito un record: il primo uomo sotto il minuto nei 100 sl. Andavo fortissimo: ricordo che quando ero allievo trionfavo pure nella categoria senior, ed ero stato anche campione italiano a rana e farfalla.»
Risultati da Nazionale. Come andò alle Olimpiadi?
Bud Spencer: «Partecipai sia ad Helsinki '52, che a Melbourne '56, con risultati quasi identici: nono su 135 atleti in Finlandia e decimo in Australia. Ma non ho mai giocato a pallanuoto in una Olimpiade, come invece in molti hanno scritto.»
Quali sport ha praticato, oltre quelli d'acqua?
Bud Spencer: «5 anni di rugby, col San Gabriele, la mia scuola. Ero molto veloce, pesavo 100 chili [senza un filo di grasso, ci tiene a precisare, ndr] e correvo i 100 metri in 11 netti, dunque giocavo trequarti-ala. A quei tempi la pallanuoto si giocava in mare, a Posillipo, a Recco, a Camogli, e il nuoto in piscina al Foro Italico o in quella della curva al vecchio Stadio Torino, con le gradinate a ferro di cavallo. D'inverno dunque non si nuotava, si facevano altri sport. Oltre al rugby ho fatto anche tanto pugilato: a 15 anni (96 chili) ero già un peso massimo.»
Tutti sport molto maschi, direi...
Bud Spencer: «Tutti sport molto belli, con il rugby un gradino sopra, il migliore secondo me tra gli sport con la palla, nettamente superiore al calcio. Come gioco è interessantissimo, incisivo, insegna molto e forma il carattere, utile per la vita. Sport maschi, sì, devo dire che di botte ne ho prese e date molte. Nel rugby però non ebbi mai infortuni, invece in vasca, a pallanuoto, ne ebbi di seri. Giocavo centroboa e spesso saltavano denti, arcate sopraccigliari, costole. Ne lasciai due a Berlino in un'Italia-Germania, infrante da una gomitata in petto di un tedesco.» Quale di questi lo ha maggiormente gratificato?Bud Spencer: «Il nuoto e la pallanuoto come risultati, il rugby per la lealtà espressa sul campo e la boxe che mi è stata utile in tutti i miei film di maggiore successo.»
Come arrivò al cinema?
Bud Spencer: «Non ho mai pensato al cinema fino all'età di 37 anni. Fu un caso: serviva un attore col mio fisico, avevo già svolto una parte da pretoriano come comparsa in "Quo vadis", e nel 1967 accettai un contratto per "Dio perdona... io no!". Fu la mia fortuna ed il mio piacere di fare cinema. Sono assolutamente un attore naif, non ho mai studiato e devo ammettere che lo sport mi ha molto aiutato sul set. Se non lo avessi praticato, non avrei potuto riuscire nel cinema. Mi ha aiutato nei movimenti, a cominciare dalla boxe. Oltre alle infinite scazzottate nei miei film, posso citare ad esempio il rugby in "Lo chiamavano Bulldozer", oppure "Bomber", o ancora la nuotata in mezzo ai coccodrilli nel Nilo in "Piedone d'Egitto"...»
Perché "Bud Spencer"?
Bud Spencer: «Avevo dato molto in ambito sportivo come Carlo Pedersoli; non volevo screditarmi per un solo film. Mi piaceva Spencer Tracy come attore e la Budweiser come birra. Nacque così Bud Spencer. Piacque molto quel primo film. Doveva essere l'unico, oggi siamo a 104 film, di cui 80 in inglese, 8 in italiano, ed altri girati anche in spagnolo in presa diretta. In Germania sono molto apprezzato, 20 giorni fa ho terminato le riprese di un film "Padre Speranza" che uscirà in tutto il mondo. Ho la fortuna di aver girato ovunque ed aver girato film in tutto il mondo, sempre come protagonista o comunque co-protagonista.» Il successo maggiore con "Trinità", "Piedone", "Banana Joe".
Ma quale film rivede con maggior gusto?
Bud Spencer: «"...Più forte ragazzi!".»
Perché?
Bud Spencer: «Perché sono diventato pilota. Era la storia di due piloti (io e Terence). Sul set decollai con un aereo senza alcun brevetto. Da lì mi innamorai del volo, presi i brevetti necessari e feci poi mille ore di volo in jet e quasi altrettante ad elica. Incoscienza? Forse un po' di più.»
Dove nasce la comicità di Bud Spencer?
Bud Spencer: «Sicuramente con "Trinità". Prima seguivamo il filone degli "spaghetti western", dopo siamo stati i primi ad inventarci nel mondo il western comico. Mel Brooks ci copiò, facendo ad esempio "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", dove compariva nell'800 uno sceriffo di colore. Il successo veniva perché la scazzottata era senza sangue, senza feriti, senza morti. Tutti si rialzavano, erano solo botte da orbi.»
"Non ci son più giocatori, né bianchi, né neri, né maori; milioni di palloni alla deriva...". Così recita una sua canzone di prossima uscita: una critica allo sport?
Bud Spencer: «Lo sport non c'è più, è finito, è solo uno show. Chi arriva secondo è un fesso. De Coubertain aveva detto importante è partecipare, adesso chi sente questa frase direbbe che non ha capito niente. I miliardi sono la rovina. Quando si danno 100 milioni ad un ragazzino di 14 anni per giocare a pallone è la fine. Se non c'è denaro, non c'è tv, non c'è sport.»
Non è più il suo sport...
Bud Spencer: «I soci della Romana Nuoto che ancora oggi hanno un galleggiante sul Tevere, mi regalarono l'accappatoio, quando sono diventato campione d'Italia. Ancora, posso dirti del viaggio alle Olimpiadi di Helsinki in tre giorni di treno... o di quando giocavo a Camogli o a Genova, partivamo la notte in treno, con i cuscini presi in prestito alla stazione e si arrivava la mattina alle 8 pronti a tuffarci in mare per fare la partita. Quello era sport.»
Ed ora?
Bud Spencer: «Ora è tutto diverso, ci si allena d'inverno, 10 km al giorno, si hanno equipe al seguito, i tempi sono esageratamente più bassi. È cambiato tutto, perfino le temperature delle piscine; nella pallanuoto poi non esistevano cambi, e si giocavano due tempi soltanto. Quando l'Italia vinse i Mondiali di pallanuoto nel 1998 a Roma, entrai negli spogliatoi ed ai ragazzi dissi: "Congratulazioni alle signorine!". E nessuno fiatò. Faccio i complimenti da nuotatore ai vari Rosolino, Fioravanti, Brambilla, atleti puri, perché un oro azzurro alle Olimpiadi è impresa davvero straordinaria.»
("Stadium", n° 3 del marzo 2002, intervista di Felice Alborghetti)
2 commenti:
è bellixima, leggetela tutta d'un fiato.
è veramente molto simpatica, io sono amico di ciccio e frequentiamo da tempo il blog e devo ammettere che è fatto molto bene. Complimenti agli autori!
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