Guardando i vostri film si notano molti volti ricorrenti…
Chi lavora nel cinema non ha certezze. Con noi era diverso perché avevamo successo e avevamo un po’ più di libertà nelle scelte, sebbene i produttori non volessero perché preferivano scegliere loro le maestranze. Noi abbiamo lavorato sempre con la stessa troupe di 12 stuntmen, gli stessi elettricisti, i macchinisti, i tecnici. Erano bravi, magari chiedevano un po’ di più, ma per noi era automatico chiamarli, perché altrimenti i film non sarebbero venuti fuori. Noi per esempio ci fidavamo ciecamente del nostro maestro d’armi, quello che oggi si chiama stunt coordinator. Giorgio Ubaldi. Era il migliore. Bud: E poi i cavalli: questo qui è fissato coi cavalli, prendeva sempre i migliori!
Poi a un certo punto avete iniziato anche a prendere le vostre strade, con la serie di Piedone per Bud e la carriera americana per Terence…
Ma non c’è stata divisione: quando non lavoravamo insieme facevamo altre cose. Un film dura tre mesi.E quando non lavoravamo insieme dovevamo lavorare per forza su altre cose. La divisione c’è stata quando abbiamo capito che era finito il nostro tempo.
Ma un progetto nel cassetto magari lo avete ancora…
Noi abbiamo sempre pensato di tornare insieme, ma si dice e finisce lì, perché dobbiamo considerare tanti fattori, dalla storia alle nostre condizioni fisiche e soprattutto a quello che il mercato richiede.Oggi i tempi sono cambiati.E poi i progetti non esistono. Io già da adulto mi sono iscritto a Chimica, Giurisprudenza e Sociologia, l’ultima per spronare mia figlia allo studio. Ragazzi, non fate mai programmi nella vita!
Per un certo periodo era circolata la voce che vi si potesse vedere in un Don Chisciotte diretti da Ermanno Olmi…
Sì, ma non avevano considerato che su Don Chisciotte non si può fare una satira, mentre noi dovevamo far ridere. Terence non ha neanche mai visto il copione, perché quando si arrivava al punto in cui i due protagonisti incontrano il mago Merlino che li catapultava nel 2000, allora la cosa non funzionava più. Dobbiamo ricordarci che il Cervantes e la sua opera possono essere paragonati a Dante per grandezza e francamente non era il caso di fare una cosa del genere.
(A cura di Alessandro De Simone e Federica Aliano)
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